sabato 24 settembre 2011

GERALDO PINO

Nella ricerca di quelli che sono i nodi portanti attraverso cui la musica si sviluppa, abbiamo voluto parlare di Geraldo Pino, grande pioniere della rivoluzione soul, funk ed afrobeat che investe l’Africa tra gli anni ’60 e ’70. 




Il contesto in cui prende vita la nostra avventura è quello di uno stato che ha da poco conquistato l’indipendenza dal sistema coloniale britannico, nei primi anni ‘60; siamo in Africa, nella calda Sierra Leone. In questo piccolo Paese che affaccia sull’Atlantico, il ventunenne Geraldo Pino, reduce dalla perdita della madre e della sorella, decide di fare della musica la sua vita. Nato come Gerald Pine nella capitale Freetown, questo giovane ragazzo, mosso da una gran grinta, fonda nel ’61 la sua prima band “The Heartbeats”. Cover di derivazione americana e britannica e rumbe congolesi fanno parte del repertorio offerto dalla band, lo spettacolo sembra non dispiacere affatto il pubblico che in breve tempo cresce numeroso, tanto che, nel giro di pochi anni gli Heartbeats suonano abitualmente nei locali più in voga della capitale Freetown, affermandosi ben come una delle band più conosciute, e ben pagate, della zona. Imbracciando la sua chitarra, il cantante Geraldo Pino, segue con gli Heartbeats una linea nuova; apre, difatti, un varco nella cultura musicale del West Africa imprimendovi il segno indelebile del soul e del funk, lasciando un percorso spianato per lo sviluppo dell’afrobeat. Ma la magia di Pino non si limita a questo, il suo stile ammalia e le donne amano quel suo fascino da playboy mentre scorazza con abiti da star sulla sua sfavillante Pontiac decapottabile. È così che il nostro mito cavalca l’onda del successo, tale da fargli avere un suo show televisivo nel ’62 e permettergli di fondare nel ’63, con gli Heartbeats, la sua casa discografica “Pinos Records”; attraverso questa firma i suoi primi lavori, vere e proprie hit che non fanno che accrescere il suo impero artistico. Tra queste ricordiamo pezzi elettrizzanti come “Let them talk”, “Heavy, heavy, heavy”, “Power to the People” ...concentrati di pura energia! Particolarmente intensa è l’attività che, tra il ’65 e il ’67, porta il gruppo ad essere protagonista di lunghi tour in giro per il continente; in questo periodo gli Heartbeats giungono nella vicina Nigeria dove mettono a segno strepitosi live. Proprio durante uno spettacolo in Nigeria, il giovane Fela Kuti (poi declamato come uno dei re dell’afrobeat) ha modo di ammirarli. Il live che si presenta al pubblico, è quello di una band che si distingue dalle tendenze del momento caricandosi di una forte innovazione. Non si può proprio fare altro che rimanere folgorati dalla nuova energia soul e funk sprigionata dagli Heartbeats che, attraverso gli amplificatori importati, sprigionano il suono dei loro strumenti elettrici, attrezzature praticamente sconosciute nel posto in quel periodo. Nel ‘69, in seguito allo scioglimento degli Heartbeats, Geraldo Pino, assolda nella sua nuova formazione i membri dei Plastic Jims, band psichedelica del Ghana. È con il suo nuovo gruppo che durante gli anni ’70 suona al fianco di grandi nomi della musica internazionale come il jamaicano Jimmy Cliff, la star di Memphis Rufus Thomas ed il sassofonista camerunense Manu Dibango. Nonostante la larga influenza ed il successo accumulato durante gli anni ‘70, l’ascesa di Fela Kuti e degli iniziatori dell’afrobeat, fondato sulle linee ritmiche del funk con l’aggiunta di sonorità locali, portano Geraldo Pino ad eclissarsi dalla scena fino al 2005; risale a quest’anno la stampa dell’album “Heavy, heavy, heavy” che raccoglie alcuni dei suoi pezzi memorabili. Il disco è prodotto dalla label Retro Afric, che ha così permesso la diffusione della sua musica vitale e tuttora fresca alle nuove generazioni.

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