La storia di questo album comincia con una
visita ginecologica. La cantante e polistrumentista italo-americana Monique “honeybird” Mizrahi si reca dalla propria ginecologa per una visita di
routine. Alla fine del controllo la dottoressa le consiglia caldamente “You
should reproduce!”. L’esortazione del medico e l’idea che ogni donna “debba”
riprodursi soltanto perché “in grado di” riprodursi le danno l’idea per il
brano manifesto dell’album dal titolo omonimo. La storia continua, ma è piena di elementi, e ci si potrebbe perdere.
Monique, assieme agli altri honeybird Paola “p-birdie” Mirabella (batteria, percussioni e cori) e Federico “walkietalkiebird” Camici (basso),
contattano, per seguire le registrazioni e la produzione dell’album, Enrico Gabrielli (Calibro 35,
Mariposa, Der Maurer…) che accetta con entusiasmo. La costruzione dell’album passa attraverso un’ulteriore fase fondamentale,
nella quale glihoneybird & the
birdies chiedono sostegno alla rete per la realizzazione del disco.
Nasce il progetto “You should coproduce”: tramite il servizio Kickstarter rimangono affascinate
dagli honeybird 150 persone che, coi loro 5846 euro, diventano a tutti gli
effetti coproduttori esecutivi dell’album. Dopo una lunga fase di elaborazione, il gruppo si insedia per una settimana
all’Obst und Gemüse Studio che
un altro Mariposa, Rocco Marchi,
gestisce assieme alla compagna Francesca Baccolini (Hobocombo).
Il magma guizzante prodotto durante questa session è stato riversato nelle
sapienti mani diTommaso Colliva (Calibro
35, Afterhours, Muse, Mauro Pagani…) che ha forgiato definitivamente “You
Should Reproduce”.
All’interno di “You Should Reproduce” sono presenti i riferimenti più vari
e incredibili: la teoria della
“terra cava” di Edmund Halley del 1692 (in “To the Earth’s Core”),
la danza ancestrale malese “Mak yong”
bandita dal governo islamico dal 1991 (sempre in “To the Earth’s Core”), l’East Village di New York e i suoi
rapporti con una filastrocca inventata per imparare l’inglese (in “East
Village”), il quartiere romano di Tor
de’ Schiavi (che diventa “Tower of Slaves” nel bizzarro rap “Where
d’ya live yo?”), le spiagge del sud della Californiaelencate in “Swimming Underwater”, un viaggio immaginato
tra il Mali e il Burkina Fasoverso la sua capitale
Ouagadougou e poi fino a Dédougou (“Canopy Dream”), i genocidiperpetrati ai danni dei
buddisti in Cambogia e degli armeni da parte dell’impero ottomano tra il 1915 e
il 1916 (in “Perejil”). Il tutto condotto attraverso mix linguistici che
portano gli honeybird a cantare in inglese, italiano, dialetto catanese e
tedesco.
Il disco è un vortice vivo, effervescente e colorato, una musica acutamente
stratificata ed elastica: raffinati intrecci polivocali, plastiche e decise
linee di basso, un drumming articolato ed energico, luminosi contrappunti di
corde (charango, ukulele, chitarra elettrica), tensioni psichedeliche tra il
pastorale (“Canopy Dream”) e il viaggio con la mescalina che finisce male (“You
Should Reproduce”), poliritmi di chiara provenienza africana mescolati con
entusiasmo ad energiche sonorità sudamericane, influenze caraibiche, indie-rock
di matrice statunitense e attitudine punk.
Monique è stata a lungo in Bolivia ed ha viaggiato molto attraverso il Sud
America: durante questi viaggi ha conosciuto ed approfondito l’uso del charango, strumento popolare boliviano
a 10 corde, le cui sonorità e tecniche esecutive hanno influenzato pesantemente
la costruzione dell’album.
Degno completamento di “You Should Reproduce” è la sua resa live: nei loro
concerti tutti glihoneybird cantano
e ballano, sul palco si mescolano lingue e dialetti, si improvvisano
coreografie folli e disorientanti. É uno spettacolo coinvolgente, come una
piccola orchestra, capace di dar vita ad un grandioso baccanale, riempendo di
fisicità e colori il palcoscenico.
Maggiori informazioni:
www.honeybird.net