Non un altro tiro del Principe travestito da
faccendiere occasionale, ma il ricco ritorno del combo veronese che al maestro
della commedia deve sicuramente qualcosa oltre al nome: l’eclettismo. Per
Tannen Records e a due anni esatti dal loro disco di debutto “Baciami Alfredo”,
i De Curtis si ripresentano con un lavoro che sin dal titolo “Belli con gusto”
suggerisce il taglio leggero ed ironico. Nonostante un’estetica forte, una
grande confidenza nella propria perizia strumentale – che consente al gruppo di
tratteggiare scenari di volta in volta atipici, adoperandosi in una ricerca che
travalica l’idea stessa di contaminazione – il disco è un divertente crogiolo
stilistico al tempo stesso estremo ed equilibrato.
Proprio in questa capacità di muoversi tra
alto e basso, tra sacro e profano si coglie lo spirito deciso del gruppo,
un’imprendibile saetta lanciata contro i muri del ben-pensare e dell’apparire.
I De Curtis fagocitano il ritmo ed i pensieri stereotipati, stringendo alleanze
con il rock lisergico, il funk e il soul e riuscendo a riempire di “folklore”
anche i passaggi più squisitamente jazzy, cerando nella sintesi strumentale una
voce unica, originale. Sono ricchi di pathos i brani, che accennano a
riflessioni domenicali con fare drammaticamente cinematico (“Novantesimo
Minuto”), si appropriano in maniera scabrosa dei ritmi in levare (“Senza Ombra
Di Dub Io”, con un sax leader) e giocano con un’idea di muscoloso rock
progressivo (“Gugol Bordello”). Quello che agli esordi era dichiaratamente un
manifesto jazz-rock moderno, con la prassi concertistica e la metodologia da
studio è ben presto divenuto forum aperto, da aprire ai volti dell’Italia
creativa. Con a capo un musicista di consumata esperienza – l’ex Rosolina Mar
Bruno Vanessi – il gruppo si appoggia al batterista Riccardo Orlandi (Hell
Demonio, The Rituals), al sassofonista Luca Bronzato, al bassista Davide
Bronzato (sostituito però dopo le registrazioni dal bassista degli Home Nicola
Finezzo) e al pianista/chitarrista Andrea Gastaldello (Mingle). L’album è stato
registrato da Fabio Magistrali in presa diretta, senza l’utilizzo di editing
alcuno, nell’abitazione di Bruno Vanessi e conta anche sugli interventi di
Enrico Zambon (ex Rosolina Mar) alla chitarra acustica in ‘Sacro Cuore’, di
Andrea Faccioli (Cabeki) nel preludio a ‘Novantesimo Minuto’ e di Mae Starr
voce dei Rollerball (gruppo culto della scena di Portland) nel brano di
chiusura “Plastic Islands”, unico pezzo cantato in scaletta. Disco che
appassiona e diverte, ricordandoci quasi che la miglior festa ha bisogno di
un’organizzazione scientifica.
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